Secondo gli storici dell’epoca, la chiesa di Tutti i Santi subì lavori di ristrutturazione o ricostruzione successivamente alla costruzione del convento delle monache domenicane, finanziato nel 1565 da Guglielmina De Cumis, con annessa chiesa dedicata a san Rocco e intitolata a santa Caterina da Siena.
La fondazione della chiesa è legata a una leggenda in cui san Rocco appare a un moribondo di peste, Pignero Cimino, consegnandogli un unguento miracoloso per curare l’epidemia che colpiva Catanzaro. In cambio del miracolo, il santo chiese la costruzione di un luogo di culto sul colle San Trifone, dove i catanzaresi avevano precedentemente promesso di erigere un tempio in suo onore. Da allora, il colle è conosciuto come colle San Rocco.
Insieme alla chiesa fu scolpita una statua di marmo che, nel corso del tempo, divenne oggetto di fervente devozione popolare. Tra gli anni ’50 e ’60, i lavori di restauro che coinvolsero la chiesa e l’intero quartiere modificarono radicalmente il prospetto esterno dell’edificio, ma alcune delle forme originali sono state parzialmente recuperate nel portale d’ingresso e nelle edicole circostanti.
L’interno della chiesa è caratterizzato da un’unica navata, con tre cappelle per lato e quattro paraste decorate in stucco in stile corinzio, in una versione rococò. Ciascuna parasta sostiene una trabeazione in rilievo che percorre l’intera navata. Gli archi delle cappelle, realizzati in chiave, sono decorati con stucchi tardo barocchi del tardo XVIII secolo attribuiti a Pietro Joele di Fiumefreddo.
Il soffitto a botte è ornato con affreschi e decorazioni a trompe-l’œil del 1967. Nel coro, trova posto l’altare maggiore in marmo policromo del 1898, sormontato da un fastigio del XVIII secolo, contenente una nicchia centrale con la statua di san Rocco attribuita a Giovanni Domenico D’Auria. Le cappelle laterali al coro sono dedicate a santa Lucia e al Cuore Immacolato di Maria.
Tra le opere d’arte custodite all’interno, spiccano i dipinti di Maria Addolorata e della Madonna del Carmine, realizzati tra il XVII e il XVIII secolo, e il “Volto Santo di Nostro Signore Gesù Cristo” del pittore Guido Parentela, eseguito nel 1936.